Antico EgittoCIBOCUCINA STORICA

IL MIELE E LE API NELL’ANTICO EGITTO

Durante i mei studi, sulla storia della gastronomia e sull’Antico Egitto, mi sono imbattuta nel più antico dolcificante del mondo, il miele.

E parlando di miele, come non posso parlare di api?

Ho deciso, nel mio piccolo  di contribuire sensibilizzare l’opinione pubblica,  sull’importanza che hanno questi magnifici insetti per il futuro del pianeta.

Da oltre trenta milioni di anni le api svolgono un servizio ecosistemico essenziale, aiutando i fiori a espandere il proprio areale e a riprodursi. Oltre che alla sopravvivenza di molte specie vegetali, le api sono necessarie per la sopravvivenza della nostra specie, contribuendo in maniera decisiva alla sicurezza alimentare globale.

Ma prima di tuffarci nel fantastico mondo del miele nell’antico Egitto, facciamo un po’ di ripasso.

COS’E’ IL MIELE

Il miele è una sostanza prodotta dalle api.

Una volta prelevato il nettare dai fiori, le api lo trasformano all’interno di una particolare sacca contenuta nel loro apparato digerente; lo immagazzinano poi nei favi degli alveari per usarlo come nutrimento per le larve e come riserva invernale di cibo.

Fonte.

A seconda del nettare di cui si cibano, le api producono diversi tipi di miele.
Anticamente, il miele era l’unico alimento zuccherino concentrato reperibile, ne abbiamo traccia in svariate arnie manufatte databili al VI millennio a.C. e sappiamo che veniva usato dai Sumeri mescolato con argilla, acqua e olio di cedro per formare creme di bellezza.
Mentre i Babilonesi, oltre ad utilizzarlo per fini terapeutici, lo impiegavano miscelandolo con farina, sesamo e datteri per preparare focaccine.

APICOLTURA NELL’ANTICO EGITTO

Non sappiamo come e quando esattamente avvenne il passaggio dalla fase della raccolta del miele selvatico a quello domestico, come non abbiamo la certezza che gli antichi abitanti della “terra nera” siano stati i primi ad organizzarsi per la produzione e raccolta del miele.
Ma per la documentazione di cui disponiamo, sembra molto probabile che gli antichi egizi siano stati i primi apicoltori.
I primi documenti sull’apicoltura risalgono all’Antico Regno ( 2700 a.C. ed il 2192 a.C.)
Ma attenzione, gli alveari artificiali degli antichi Egizi erano diversi da quelli utilizzati dagli apicoltori di oggi:

Erano dei tubi orizzontali fatti di fango del Nilo e paglia che venivano essiccati e poi accatastati orizzontalmente l’uno sopra l’altro.

Arnia egiziana artificiale per api al Manchester Museum. Fonte.

Contrariamente ai testi scritti, la documentazione figurativa relativa al miele è piuttosto rara.
Le poche scene di apicoltura pervenuteci sono comunque sufficienti per farci capire il metodo utilizzato.
L’estrazione del miele dell’alveare avveniva sul finire dell’autunno.
Prima di rimuovere i favi si procedeva a stordire le api con i fumi di un braciere.
Dalle pitture tombali sappiamo che gli apicoltori non indossavano alcun equipaggiamento protettivo, ma dalla TT100, la tomba di Rekhmira, Visir della XVIII dinastia, ci è giunta una rappresentazione dove uno degli apicoltori è in possesso di un turibolo d’incenso.

Fonte.

Con il fumo le api si calmano, si abbassano verso il terreno e cambiano il loro comportamento, quindi l’uso dell’affumicatore era necessario per estrarre il miele, ma è interessante notare che, visto che gli antichi egizi consideravano le api un dono di Ra (vedi più avanti), la fumigazione era anche un’offerta d’incenso da fare alle api quali dono divino.
Nella testimonianza presente nella tomba di Pabasa (sepoltura conosciuta come la “tomba delle api”) vediamo l’apicoltore inginocchiato con le braccia alzate davanti alcuni alveari.

L’uomo sembra essere raffigurato nel tipico atto di adorazione, ma la sua postura ricorda anche il segno determinativo che nella lingua geroglifica indica un’azione, quindi, in questo caso, l’atto di raccogliere il miele.

Dalla TT279, tomba di Pabasa, El-Assasif. Foto di Tiziana Giuliani. Fonte.

I favi venivano quindi prelevarti e schiacciati a mano sopra grosse giare e il miele così estratto veniva poi definitivamente travasato nelle apposite giare, sigillate spesso con cera.

Tomba di Pabusa a Luxor (600 a.C.). Apicoltore egizio versa il miele in un otre. Fonte.

Ed è in questi ultimi contenitori che con la sigla “miele di buona qualità” sono stati ritrovati nella tomba di Tutankhamen.

In alto a sinistra, vecchie arnie artificiali egiziane molto simili a quelle utilizzate nell’Antico Egitto. Fonte.

Nonostante venisse ricavato dalle arnie artificiali, la raccolta del miele selvatico continuò ad essere esercitata anche in epoca tarda nei deserti fino alla Nubia.
Durante queste spedizioni le squadre di raccoglitori erano costrette ad addentrarsi in zone desertiche e pericolose, a loro protezione li accompagnava una scorta armata.

E’ evidente che scorte del genere potevano essere organizzate solo da grosse istituzioni come la monarchia e il tempio, non a caso tra il personale del tempio di Amon risultavano anche addetti alla raccolta del miele.

APICOLTURA NOMADE

Altre testimonianze scritte risalenti all’Antico Regno ci descrivono l’apicoltura come una pratica nomade esercitata lungo le sponde del Nilo anche con l’ausilio di muli.
Questo perchè le fioriture non avvenivano tutte nello stesso periodo, nell’Alto Egitto la stagione favorevole arriva prima rispetto al Basso Egitto, quindi gli apicoltori si spostavano da sud a nord praticando una forma di transumanza lungo il nilo, seguendo la maturazione delle fioriture.
Lo scrittore settecentesco Savary (Claude-Étienne Savary 1750 – 1788) , descrivendo le migrazioni estive degli apicoltori in quelli che erano gli antichi nomoi dell’Egitto, ci racconta una tradizione probabilmente risalente all’epoca dei Faraoni:

Si raggruppano su grandi barche le api di numerosi villaggi in ottobre. Ogni proprietario affida loro i suoi alveari contraddistinti da un segno particolare. Quando la barca è carica, gli uomini addetti a condurla risalgono lentamente il fiume e si fermano in tutti i luoghi in cui trovano del verde e dei fiori. Le api, dopo aver estratto i profumi dei fiori d’arancio di Said, l’essenza delle rose di Fayum [sic], i dolci aromi del gelsomino arabo, e di ogni fiore, dopo tre mesi di soggiorno sul Nilo, a febbraio vengono riportate con i loro alveari ai luoghi da cui erano state prelevate e nei quali trovano nuove ricchezze. Questa attività frutta agli egiziani un miele delizioso e cera in abbondanza. Al ritorno i proprietari pagano ai battellieri una retribuzione proporzionale al numero degli alveari che essi hanno portato in giro da un capo all’altro dell’Egitto” (“Lettere sull’Egitto”, Savary, 1788).

L’APE EGIZIANA

Lo sapevate? Le api allevate dagli antichi egizi esistono ancora oggi!
Sono considerate una ‘razza primaria’, dalla quale provengono tutte le altre razze di ape mellifera gialla dell’Africa, dell’Oriente e anche l’Apis m. ligustica (l’ape italiana).
Il suo habitat è limitato alla stretta Valle del Nilo.
L‘ape egiziana (Apis mellifera lamarckii ) contrariamente alle sue cugine europee, ha dimensioni più ridotte, e sfrutta come “dimora” spazi ristretti non accessibili ad altre specie di api più grandi, in questo modo il suo patrimonio genetico ha subito ben poche contaminazioni giungendo a noi quasi immutato.

L’ape egiziana ha una lunga storia all’interno dell’apicoltura; le colonie di quest’ape erano spedite in Germania, Inghilterra e Nord America a partire dal 1860. A Berlino fu fondata ‘un’associazione per l’acclimatazione’ allo scopo di importare api dall’Egitto. La ragione di questo entusiasmo nel mondo dell’apicoltura era la notevole fantasia di colori di quest’ape; peli bianco brillante e argentati sulle righe del torace e dell’addome e bande di un giallo ramato brillante con lucenti margini neri sull’addome.

IL MIELE NELLA CUCINA ANTICO EGIZIANA

Nell’alimentazione il miele, prima della scoperta della canna da zucchero, era il dolcificante per eccellenza, ma non era accessibile a tutti, infatti sembra che solo le classi sociali più elevate e i membri della corte reale, avessero il privilegio di gustarne il sapore.

Dulcia domestica, un dolce dell’Antica Roma a base di datteri cotti nel miele, probabilmente mangiato anche nell’Antico Egitto.

I testi ci tramandano l’esistenza di diverse qualità di miele:
Da quello “puro” a quello di “seconda qualità”, quello “rosso” e quello “chiaro” determinato da modo e tempo di preparazione.
Il miele puro era un prodotto pregiato e come tale veniva destinato alle mense della classe più elevata, tra qui quella dell’harem regale.
Era altresì incluso nelle offerte funerarie e templari.
Accompagnato da fichi era consumato durante le feste rituali, tanto che la classe sacerdotale aveva una sorta di monopolio.
La sua importanza era tale che poteva essere scambiato anche come valuta.

Per altre informazioni sull’alimentazione nell’antico Egitto vi lascio il link qui.

IL MIELE COME COSMETICO

Anche la cosmesi non era immune al fascino del miele, grazie alle sue proprietà emollienti era abitualmente usato per la cura della pelle e dei trattamenti di bellezza, tanto da diventare protagonista nei leggendari bagni di Cleopatra preparati con una base di latte, miele ed oli.
Con questa sostanza dorata e appiccicosa si producevano unguenti, profumi, creme di bellezza, saponi e paste dentifrice.

UTILIZZI IN MEDICINA

Fra le caratteristiche biologiche esclusive di questo alimento, c’è quella antibatterica, dovuta alla concentrazione zuccherina e al suo pH acido.
Secondo le credenze degli antichi Egizi il miele aveva proprietà magiche e terapeutiche. Il papiro Ebers ed il papiro Smith, documenti di circa 3500 anni fa, descrivono alcuni preparati curativi a base di miele. Quale importante antisettico, era utilizzato per le ferite, per malattie varie come all’intestino, agli occhi e ai reni, veniva applicato nella chirurgia per le sue proprietà cicatrizzanti ed anche nell’odontoiatria per le otturazioni dei denti.
Dal papiro E. Smith
“Se esaminassi un uomo con una frattura delle ossa del naso e una ferita infetta che giunge fino all’osso […]
Si dovrà pulire la ferita con dei tamponi di lino […]. La cute lacerata dovrà essere fasciata con grasso e miele ogni giorno fino a completa guarigione.”
Mentre in un papiro del 1850 a.C. circa, dove vengono descritti rimedi anticoncezionali, troviamo menzionata come spermicida una miscela a base di miele e carbonato di sodio che doveva essere applicata all’interno della vagina.
Funzionava? Chissà

IL MIELE NEI CULTI RELIGIOSI

“Il dio Ra pianse, le lacrime scese dai suoi occhi caddero a terra e si trasformarono in api. Le api fecero il loro alveare e si operarono con i fiori di ogni pianta per produrre miele e cera. Così anche il miele e la cera d’api fuoriuscirono dalle lacrime di Ra”.
Questa iscrizione, proveniente da un antico papiro egiziano (Salt 825), ci racconta di come
le api erano considerate sacre, un dono di Ra in persona, il quale aveva conferito loro un aspetto prezioso.
Proprio per questo motivo il miele era utilizzato anche nei rituali di morte, perché, oltre che conferire al defunto un incarnato dorato (d’oro era la pelle degli dei), si riteneva che fosse realmente sacro.

L’APE COME SIMBOLO DEL BASSO EGITTO

Per tutta la storia di questa civiltà, il Basso Egitto è stato sempre rappresentato dall’ape, nella sua titolatura, il Faraone, nel momento dell’avvento al trono, assumeva un nome alquanto composito e una parte di esso (il prenome) era preceduto dall’espressione “colui che appartiene al giunco (simbolo dell’Alto Egitto) e all’ape (simbolo del Basso Egitto) Ovvero re dell’Alto e Basso Egitto .

Un bell’esempio lo si ritrova nella titolatura di Tutmosis III, faraone della XVIII dinastia che regnò dal 1457 al 1424 a. C.

Fonte.

Lo stesso Orapollo, nei suoi scritti del V secolo d.C., ci scrive “quando gli egiziani vogliono rappresentare un popolo che ubbidisce al proprio re, dipingono un’ape”.
Oltre a rappresentare la corona del Basso Egitto, l’ape era legata a specifiche divinità come la dea Hathor di Dendera e quindi utilizzato in alcune importanti cerimonie religiose legate a quest’ultime, tant’è che a Dendera il consumo di miele era vietato.

LA CERA D’API

La cera d’api era utilizzata come adesivo e sostanza collante, come materiale artistico e veniva utilizzata anche per la colata del metallo (vedi anche la recente scoperta durante il lavoro di restauro alla barba della maschera di Tutankhamon, dove, al suo interno, è stata ritrovata della cera d’api).
Ma era utilizzata anche nella stregoneria: un esempio palese ci giunge dal processo per la congiura contro Ramesse III, dove alcuni maghi furono accusati di aver costruito delle statue di cera ai danni del faraone.

LE API OGGI

In appena trenta anni, dal 1980 al 2010, la popolazione mondiale di api e vespe si è ridotta del 36 per cento. Le api sono minacciate soprattutto dai prodotti chimici utilizzati in agricoltura, come pesticidi e insetticidi.

In particolare il pericolo principale è rappresentato da una famiglia di insetticidi, i neonicotinoidi che riducono olfatto, memoria e senso dell’orientamento delle api.

Per combattere questo pericolo nel 2013 l’Unione europea ha vietato l’uso di tre pesticidi particolarmente nocivi, ma le misure adottate sono ancora insufficienti. Altri pericoli sono l’indebolimento del loro sistema immunitario, i cambiamenti climatici, la perdita di habitat e l’aumento delle monocolture che determinano mancanza di risorse mellifere.

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BIBLIOGRAFIA
Museo Egizio di Torino. “Civiltà degli Egizi, la vita quotidiana”. Istituto Bancario San paolo di Torino.
Alessandro”, Il Saggiatore, Maria Luisa Migliari, Alida Azzola, “Storia della gastronomia”, Edipem

SITOGRAFIA

http://www.egittologia.net/Home/tabid/36/ctl/Details/mid/454/ItemID/147/Default.aspx

https://mediterraneoantico.it/articoli/egitto-vicino-oriente/le-lacrime-ra-lapicoltura-limportanza-delle-api-nellantico-egitto/

http://www.apicolturaonline.it/apearteantica.html

http://www.bienenzuchtverein-sulzbach-rosenberg.de/1782156.html

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2 thoughts on “IL MIELE E LE API NELL’ANTICO EGITTO

  • Enrio De Fabianis

    Buongiorno,

    Complimenti per l’ottimo articolo. Sto scrivendo sull’antico Egitto e le domando se mi consentirebbe di usarne alcune parti o informazioni. Le sarei grato se vorrà cortesemente rispondere in un senso o nell’altro.

    Con i migliori saluti.

    Enrico De Fabianis

    enricodefabianis@yahoo.it

    Risposta
    • Buonasera Enrico, intanto mi scuso per il ritardo nel rispondere. Certo che può usare alcune parti del mio articolo, non c’è problema, le chiedo solo di citarmi nelle fonti.
      Buona scrittura e buona serata 😊

      Risposta

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